Dei giorni felici ricordo il tuo rammarico per non avermi incontrato quando, giovanetto, non ero nel mondo che uno sperduto. Con quanta tenerezza me ne parlavi. Mi dicevi che saresti stata, in quella fiorente età, a me madre, sposa, consigliera lungo la via delle mie aspirazioni.
La tua bontà ti faceva vedere in me doti che io sentivo di non possedere. Ma anche se giunta con un po' di ritardo, riuscisti ugualmente, mia dolcissima, a infiorare con i fiori più belli la mia vita operosa.
Oggi è un anno in cui la bufera sconvolgeva, per sempre, la casa santa. Un anno! Ma tu sei viva come mai, con tutta la tua fresca vitalità, nel mio cuore, nel mio sangue, in tutta la mia anima. Un anno da che sono tornato solo, nella piccola camera, dai pochi mobili, dal piccolo letto, sul quale sognai, nelle notti ansiose, i sogni belli della giovinezza.
Non più sogni di vita faccio in questa nuova solitudine senza luce, ma sogni di morte.
Tutto quanto in questo primo anno di lutto ho pensato, ho fatto, ho sofferto, l'ho scritto in "Vita spezzata" inviata, per la pietà, a persone elette.
Trascrivo qualche pensiero di risposta:
"Il Suo buon ricordo è riuscito particolarmente gradito a mia moglie e a me, soprattutto perché conserviamo per Lei, che ci fu così vicino in giorni di grande tormento e di gravi responsabilità, la più affettuosa amicizia e ci è lieto vederla così cordialmente ricambiata.
Avemmo il piacere di conoscere la Sua eletta consorte e di apprezzare le grandi virtù e l'infinita bontà, così come conoscemmo la Sua nobiltà, la Sua generosità, l'elevatezza dell'animo.
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