T. Col. Umberto Adamoli
NEL ROMANZO DELLA VITA (MEMORIE)


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     Cugina Maria Rizzacasa Strina Orsogna.

     "Con ammirazione profondamente commossa ho letto la pagina che tu hai dedicato alla tua adorata. Rarissime sono le donne che sanno inspirare tanto amore e tanto rimpianto; e del tutto eccezionali quelle che lasciano tanto vuoto nel cuore degli uomini. Tu hai scritto per Lei il monumento "aere perennis" che vale molto di più della casa di pietra che ne custodisce le spoglie mortali...
     Comprendo il tuo stato d'animo e ti dico una sola parola: coraggio.
     In altri campi ne hai avuto tanto e ciò mi fa sperare che saprai superare anche questa durissima prova, con la certezza di poter ritrovare un giorno, nella santità della luce ultraterrena, la tua adorata."
     Dott. Riccardo Ghivarello Torino

     Potrei continuare, poiché tutti esaltano, con i pensieri, con i sentimenti più teneri, le tue rare virtù. Il mio canto di dolore, sgorgato dalla profondità del mio animo colpito a morte, farà rivivere nel tempo, dolcissima, il tuo passaggio luminoso su questa terra di piano. - Aere perennis. - Così sia.



     Questa mattina, di buonora, sono tornato al tempio per assistere alla ripetizione del rito con il quale, nel decorso anno, si intese di accompagnare pietosamente, mia diletta, la tua bell'anima al cielo. La chiesa, con le tinte nere, pareva anch'essa in lutto. Il suono e il canto scendevano in me come lame taglienti. Sentivo che il cuore non di lagrime si bagnava, ma di sangue vivo e copioso. E ho riguardato, mentre l'anima si lacerava, il posto che tu occupavi, raccolta in preghiera, nelle messe domenicali. Dopo sono venuto a te, nel campo dei cipressi, e ora sono qui, in questo piccolo studio, che doveva ancora offrire a noi, secondo i nostri disegni, giorni di intellettuale beatitudine. E rifaccio, nel penoso raccoglimento, la storia dei nostri anni di vita. E di pensiero in pensiero finisco, nello sconforto, di domandare: perché si viene al mondo quando la procella è sempre pronta a sconvolgere il sereno e a travolgere inesorabilmente ogni cosa?


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Umberto