In Babilonia si confusero le lingue quando l'uomo, con la sua torre, voleva spingere troppo in alto la sua curiosità. Icaro cadde sfracellandosi, in mare, nell'avvicinarsi troppo al cielo.
I nostri antenati, se risorgessero, rimarrebbero sbalorditi dinanzi alle prodigiose scoperte del nostro secolo, è vero, ma rimpiangerebbero pure la pace dell'idilliaca loro vita.
Ma andiamo avanti, nel racconto.
Lo zio Donato, che aveva riempita di festa la casa, nell'autunno tornava a Salerno, per trasferirsi in America. Sorte allora comune, nella patria senza vita, ai perseguitati dalla fortuna.
Delle famiglie, che abitavano nelle nostre vicinanze, riveggo chiara quella del Broccolini, con i figli del quale, bambini anch'essi, spesso m'intrattenevo. Si correva, in giuochi, per l'aia; si rincorrevano, in tempo di spighe, lungo le siepi, le irrequiete lucciole; s'andava, furtivamente, nella vicina campagna, a mangiare frutta, anche se non matura. Serravamo d'attorno il Broccolini padre, quando smelava. Non temevamo le punture delle agitate api, pur d'avere un qualche favo, da cui succhiare, nella bambinesca ghiottoneria, il dolce prodotto.
Rammento anche un operaio lombardo, molto alto, di nome Giovanni, non più atto, per l'età, ai pesanti lavori della fonderia. Non aveva famiglia. I genitori, anziché metterlo alla porta, come s'usava di fare allora, con spirito lodevolmente umanitario, lo destinavano ai leggeri servizi domestici. Tutto il suo compito era di fare un po' di guardia su i nostri interessi, e a condurre noi a spasso.
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