Quella famiglia, così simpatica, aveva lasciato il luogo natio, i parenti, gli amici, le memorie più care, per trasferirsi in lontane contrade. La sera di quello stesso giorno si sarebbe imbarcata a Napoli, per andare, attratta da più liete visioni, nel misterioso continente americano.
Quando, nella città partenopea, discendeva dal treno, si seguiva con lo sguardo mestamente quella gente, che andava lontano, che si doveva considerare perduta per la patria.
Riprendevo a Giffoni, presso lo zio Luigi Memoli, commerciante di tessuti e fabbricante di sapone, il posto lasciato alla partenza per Teano. Posto provvisorio, s'intende, ché in me germogliavano idee, che mi spingevano a guardare molto in alto. Per dare, ad esempio, maggiore sviluppo a quella industria, ove lavoravano pochi operai, quantunque ragazzo, cercai di fare un po' anche il commesso viaggiatore. Riempito una valigia di sapone, un bel mattino partivo, pieno di energie e di speranze, per il Cilento. Andai di villaggio in villaggio, di bottega in bottega, di casa in casa, di disagio in disagio, come questuante, senza avere una sola ordinazione, senza collocare un sol pezzo di quel prodotto, pur tanto necessario ai domestici usi.
Ad ogni modo, quel viaggio, motivo di nuove delusioni, m'offriva l'occasione di conoscere un'altra contrada della nostra penisola, ricca anch'essa di naturali bellezze, di storia, di boschi e di fiumi, tra i quali il benefico Sele, che mandava, generosamente, all'arsa assetata Puglia, le sue chiare fresche acque.
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