T. Col. Umberto Adamoli
NEL ROMANZO DELLA VITA (MEMORIE)


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     Ed i mesi si succedevano ai mesi. Ma non era sempre vita contemplativa. Si faceva pure servizio, nel disimpegno del quale spiegavo molto zelo.
     In uno di quei giorni dimostravo d'avere anche coraggio. L'alba appariva già, con il suo largo biancore, ad annunziare ai mortali che vegliavano, il non lontano sorgere del sole. Io e un sottufficiale eravamo di vigilanza lungo il confine, nella parte bassa del monte, sul ciglio d'un valloncello, coperto d'alberi. Ad un tratto, dall'altra parte, su territorio elvetico, appariva una fila di uomini, i quali, carichi, dal basso salivano verso l'alto. Il posto dove eravamo non si poteva abbandonare. Il sottufficiale, per essere nuovo, non conosceva il terreno. M'assumevo, quindi, io l'incarico di seguire quegli uomini, molto sospetti.

     E su e su, essi di là, sempre su territorio elvetico, io di qua del valloncello, dietro sassi, cespugli, alberi, per non essere scoperto. L'incontro avvenne, dopo due ore circa, in alto, presso la cima, in territorio italiano. Io ero solo e ragazzo; essi erano in molti, e robusti montanari. Nonostante ciò, con la mia risolutezza armata, li piegai all'ubbidienza.
     Il fatto, diffusosi rapidamente, riempì di meraviglia tutta la vallata.
     "Altro che bimbo!" si ripeteva, dopo quell'episodio, ovunque, con ammirazione.
     Ed il maggiore Di Paolo, nei suoi dubbi, era stato servito.


     I contrabbandieri, nostri naturali nemici, lavoravano d'astuzia, più che di forza, per superare la linea della nostra vigilanza.
     Un'altra notte eravamo appostati su un altro sentiero, raggiunto con tutte le cautele, per non essere scoperti dalle loro vedette, collocate astutamente in punti diversi. Le stelle scintillavano nella profondità del cielo silenzioso. L'orsa maggiore poteva essere alla metà del suo corso, verso ponente. Qualche bolide, qua e là, attraversava, luminoso, la volta celeste. L'altro militare dormiva placidamente, nel sacco a pelo. Io, essendo di turno, vegliando, guardavo sul sottostante sentiero. Ad un tratto vedevo su quel sentiero un'ombra, che camminava con il silenzio del fantasma. A mano a mano che avanzava, guardava a destra, guardava a sinistra, come se scrutasse, se cercasse qualche cosa. Passava. Io, nella più viva emozione, restavo fermo. Dopo non molto altre ombre apparivano, mute come la prima.


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Umberto