Se non bella simpatica era l'Anita e graziosa nei capelli corvini, negli espressivi occhi neri, nella bocca adorna da magnifiche perle, dal dolce sorriso: graziosa nella parola, negli atti, nelle agili movenze.
In quei palpiti, in quella poesia, in quel profumo d'aurora vi era davvero da smarrirsi. Ma io non mi smarrivo, non perdevo di vista la meta, ancora lontana, che m'ero proposto di raggiungere. Lo dicevo, nei successivi incontri, nella maggiore confidenza, alla buona Anita, con tutta franchezza, e la esortavo a cancellare dal suo animo quella passione, che le poteva essere funesta. E le era funesta. Nei suoi forti sentimenti, proprio in quel tempo rifiutava la richiesta d'un ricco giovane del posto, che intendeva sposarla subito.
Nonostante gli affettuosi fraterni miei consigli, alla insistente domanda, insisteva nel rifiuto.
Dopo il bimbo, non aveva voluto amare pił nessuno. Nella sua vita di nubile, mentre la giovinezza sfioriva, non le rimaneva che il ricordo, forse dolce, forse amaro, del bimbo, che non era nato per lei, che, dopo la partenza, non era pił tornato.
Oggi. Nella lontananza del tempo e dello spazio, voglio dedicare alla gentile innamorata, che io mi raffiguro ferma nei suoi freschi diciassette anni, un pensiero di sentito commosso rimpianto.
Ed un pensiero pure per la morbida bionda sorella minore, Sofia, dalla snella alta persona, dalle delicate fattezze, che emanava, nei suoi quindici anni, grazia e poesia.
C'incontravamo, quantunque l'Anita ne fosse gelosa, pure fuori dell'abitato, in un largo alberato, nei pressi della piccola chiesa.
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