T. Col. Umberto Adamoli
NEL ROMANZO DELLA VITA (MEMORIE)


Pagina 78
1-10- 20-30- 40-50- 60-70- 80-90- 100-110- 120-130- 140-150- 160-170

[Indice]

     Nella parete, in fondo all'atrio, era riprodotto lo stemma gentilizio, uguale a quello descritto nell'albo araldico nazionale, sormontato da corona patrizia. Sotto lo stemma v'erano trascritti, in latino, cenni storici, attestanti, l'antichità, la nobiltà della famiglia.
     Il luogo dove sorgeva Narro, circondato da collinette e boschi, già in quel mese d'aprile in verde vegetazione, era davvero magnifico. Ovunque l'Italia si presentava bella.
     L'ampia storica Valsassina appariva da lassù, nell'acqua del fiume che scintillava nel suo fondo, nel verde delle sue rive, bella e dolce di silenzio, di riposo, di poesia. Commosso dai tanti ricordi non vi facevo, però, molto caso. Volevo vivere, in quei giorni, soltanto in quella e per quella casa, sacra per me, ove il nonno era nato e vissuto in parte, nella religiosa bontà, nel fervido appassionato patriottismo, come i vecchi, che lo ricordavano, mi confermavano concordemente.

     Si giungeva alla festa santa. Un allegro scampanio, simile a quello fatto in onore del cardinale Federico Borromeo quando in giro pastorale visitava la Valsassina silenziosa, annunziava il giorno della Resurrezione. Scampanio che si ripeteva, con le sette campane, con armoniosi accordi, con motivi musicali, su per i colli, giù per le valli, riempiendo di mistica solennità tutta la contrada.
     Con la più viva commozione, in un cielo luminoso, tra il generale tripudio, andai ad ascoltare la messa, come il nonno tanti anni prima, nella chiesa parrocchiale di Casargo, a tre chilometri, sede del comune.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]

Umberto