T. Col. Umberto Adamoli
NEL ROMANZO DELLA VITA (MEMORIE)


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     "Non un altro inverno in trincea", avevano urlato, con rauca voce, i nostrani rossi rinnegatori. I soldati, i prodi combattenti delle undici vittoriose battaglie, nell'urto improvviso, sotto la malefica influenza delle forze del male, s'erano lasciati travolgere, senza resistenza.
     "La mancata resistenza di reparti della seconda armata vilmente ritiratasi senza combattere, e ignominiosamente arresisi al nemico, ha permesso alle forze austro-germaniche, di rompere la nostra ala sinistra sulla fronte Giulia. Gli sforzi valorosi delle altre truppe non sono riusciti ad impedire all'avversario di penetrare nel suolo della patria. La nostra linea ripiega. Secondo il piano stabilito, magazzini e depositi dei paesi sgomberati sono stati distrutti. Il valore dimostrato dai nostri soldati in tante memorabili battaglie combattute e vinte, durante due anni e mezzo di guerra, dą affidamento al Comando Supremo che anche questa volta l'esercito, al quale sono affidate l'onore e la salvezza del paese, saprą compiere il proprio dovere."

     Tale l'ordine del giorno, che forse non risulta negli atti ufficiali, certo molto grave, diramato dal generale Cadorna, nella sua amarezza, ai comandi dipendenti.


     Nel discendere dalla Bainsizza su l'Isonzo, la mattina del 25 ottobre, il disastro si presentava a noi nelle tinte pił tragiche. Soldati d'ogni arma e d'ogni corpo, a migliaia, senza pił armi, correvano affannosamente alla ricerca d'un ponte, per continuare, nella fuga vergognosa, verso l'interno.
     Nessuno pił udiva, nello sfacelo, l'ansia, la voce accorata della patria, in mortale pericolo.


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Umberto