Consumavano generalmente la colazione, il pranzo e la merenda, che la sollecita massaia portava loro in nitidi canestri con nitide tovaglie, in aperta campagna, all'ombra degli alberi, allegramente.
Dopo il tramonto, quando la sera cadeva muta sul gracidare dei ranocchi nel pantano, su l'urlare dell'allocco nel boschetto, su l'ululato del cane nell'aia la buona famigliuola, nella gioia del lavoro compiuto, si riuniva dinanzi alla casa per il riposo e per le conversazioni sacrali. Beata esistenza!
In questo tempo, precisamente nell'ottobre del 1935, s'iniziava l'altra gloriosa impresa nazionale, che si ricollegava direttamente con le antiche imprese latine. L'Italia aveva sano il clima, chiare le acque, perfetto il verde dei campi e l'azzurro del mare, ma aveva ristretto lo spazio, povero il suolo, numerosa la popolazione, che aumentava di anno in anno, prodigiosamente. I venticinque milioni del precedente secolo erano saliti a quarantacinque milioni e pił. Gli italiani, contrari alle dottrine di Malthus, erano di conseguenza costretti, per lavorare e vivere, andare randagi per il mondo. Per toglierli da questa penosa condizione di inferioritą e di schiavitł, per cui quell'inglese un giorno, sul piroscafo del lago di Lugano, mi poteva rivolgere l'insulto di "pezzenti", si rendeva urgente un qualche forte atto. Le acque gonfie, per legge naturale, rompono le dighe e dilagano impetuose nello spazio.
Nell'impero abissino, ricco di beni ma povero di abitanti, che s'apriva dinanzi a noi come una terra promessa, potevano essere risolti tutti i nostri problemi di vita e di progresso. Non essendo stata possibile una pacifica intesa, le nostre armate rompevano gli indugi e le dighe e dilagavano verso i nuovi trionfi. La conquista avveniva con cesariana rapiditą, e per essa, in un commovente infiammato slancio patriottico, tutto gli italiani ebbero ad offrire, e le fedi e i gioielli le donne. Con tali manifestazioni, l'Italia, che ritrovava se stessa, dimostrava ancora una volta la saldezza di quelle virtł, che non potevano essere deturpate dalla torva genia barbarica.
|