T. Col. Umberto Adamoli
NEL ROMANZO DELLA VITA (MEMORIE)


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     Il popolo teramano che ascoltava, nella piazza maggiore, sul tramonto del 9 maggio, la comunicazione ufficiale della vittoria, ne delirava. Strette di mano, abbracci calorosi, grida di gioia incontenibili. E delirava la scolaresca, adunata anch'essa su la piazza.
     Care sante ore che forse per l'Italia non si ripeteranno pił nei secoli.


     Nel luglio del 1939 ebbi il piacere di visitare insieme ad altri combattenti la Germania. Trascrivo, su questo viaggio, alcuni brani del mio diario.
     "La Germania appariva alla nostra osservazione perfetta in ogni ordine: nei campi ricchi d'acqua e di vegetazione; nei colli ricchi di ville, di rocche e di boschi; negli abitati ricchi di officine; nei fiumi ricchi di naviglio. Delle cittą: Norimberga ci appariva, nella notte di luna, mistica come un tempio; Monaco, nelle nuove e antiche costruzioni, nei segni del nuovo spirito, sacra nelle sue arche sante; Mandenburgo, nella dovizia dei fiori e delle case linde, fresca come una fanciulla; Francoforte, poderosa nei grandi empori. Ammirammo Berlino, la cittą dalle vaste proporzioni, che tutto raccoglieva e tutto possedeva, che per ognuno aveva il suo dono, per ogni canto la sua musica, per ogni desiderio la sua offerta.

     Passammo da luogo a luogo in un entusiasmo crescente di tempesta, tra due ali, due fitte serre di mani elevate in aria. Avvenivano qua e lą improvvisi straripamenti, festosi mescolamenti. La cordialitą degli alleati faceva superare agevolmente le difficoltą della lingua.
     Passando di contrada in contrada giungemmo a Coblenza, sul Reno. Credevamo di trovare nella piccola cittą un po' di tregua nelle feste. Vi trovammo, invece, accoglienze che forse superavano, per calore ed entusiasmo, tutte le altre. A Coblenza i combattenti della grande guerra, i veterani delle cento battaglie e dai molti anni rivivevano la giovinezza di Faust. Francoforte non era lontano. Il prodigio avveniva nei giardini di Weindorf per magia del suo Burgermeister, del simpatico allegro Jupp Florhr. E le ebbrezze che salivano dai profumi dei fiori e del vino, dagli eccitamenti della musica, ponevano tra noi ed il passato gli effetti dell'acqua di Lete. Nessun torto quindi agli affetti lontani. Gli scherzi, i giuochi, le danze si susseguivano, con spensierata gioia, con le tante Margherite della gentile Coblenza. Ma purtroppo il perfido gallo, con il suo canto e la luce bianca dell'alba faceva cadere l'incanto che sosteneva la finta giovinezza.


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Umberto