Umberto Adamoli
NEL TURBINIO D'UNA TEMPESTA
(DALLE PAGINE DEL MIO DIARIO. 1943/1944)


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     Il capitano Bianco trovava un valido sostenitore nel dottore Mario Capuani, coadiuvato, a sua volta, da un'altra schiera di giovani. Il Capuani, anzi, nel suo acceso fervore, voleva senz'altro lanciare alla popolazione, con apposito manifesto, un invito alla insurrezione. Ma ne era sconsigliato, e a giusta ragione, da coloro che ritenevano di non scoprirsi ancora, non soltanto per meglio organizzarsi, ma anche per meglio conoscere le intenzioni degli Alleati, nelle loro operazioni, sul territorio nazionale. Da una mossa non bene ponderata, o prematura, potevano derivare conseguenze molto funeste.
     Il manifesto non si pubblicava, ma si facevano altre riunioni, in posti diversi, per concretare, comunque, un piano organico d'azione.
     Non tardavano, intanto, molti a raggiungere il bosco Martese, localitą scelta per l'inizio delle operazioni, dove si trovava gią, per caso, con armi e munizioni, una batteria del 49. reggimento artiglieria, al comando del capitano Giovanni Lorenzini.

     Raggiungevano, inoltre, il bosco con il t. colonnello Guido Taraschi, altri ufficiali, tra cui il capitano dei carabinieri Carlo Canger e il capitano di artiglieria Gelasio Adamoli.
     Il movimento non sfuggiva alla cittą, che udiva di notte, nelle strade, gente affaccendata e il rumore di quegli autocarri, che trasportavano nel luogo dell'adunata, con nuovi aderenti, il necessario vettovagliamento, prelevato dai magazzini militari e fascisti.
     Il maggiore Luigi Bologna mandava, con la sua macchina, condotta dal figlio ventenne Giulio, due stazioni radio, trasmittente l'una, ricevente l'altra, in dotazione alla sua caserma.


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Umberto