Umberto Adamoli
NEL TURBINIO D'UNA TEMPESTA
(DALLE PAGINE DEL MIO DIARIO. 1943/1944)


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     Dalla Prefettura, per sue particolari ragioni, era stato ritenuto conveniente far trovare al mio posto, all'arrivo degli alleati, un suo funzionario.
     Neppure la Prefettura, quindi, una volta in salvo, si ricordava che nei turbinosi eventi, anzichč ritirarmi, come sarebbe stato logico, ero rimasto ad affrontare, come in un campo di battaglia, le molte gravi minacce, i molti gravi pericoli; non ricordava i molti elogi per la mia complessa continua ferma opera svolta, in quell'ora delicatissima e vulcanica, pure in suo favore; non ricordava che nel salvare la cittą avevo salvato la stessa Prefettura, alla quale i Tedeschi, prima di presentarsi a me, nelle tragiche giornate del settembre 1943, avevano comunicato, gettandovi molto sgomento, la nota sanguinosa rappresaglia che intendevano di fare su Teramo.

     Ma andiamo avanti!


     I Liberatori

     L'arrivo delle truppe alleate, tra le quali quelle polacche, era accolto, come si prevedeva, con grande entusiasmo. Cittą imbandierata, nuovi festosi cortei nelle vie, rumorosi spari di fucileria e di mitragliatrici. I liberatori, finalmente giunti anche nella loro lentezza, avrebbero portato con sč, come si credeva, sicurezza, pace, abbondanza.
     Preso possesso della cittą, avveniva nella piazza del Popolo una prima adunata. Vi parlava, in buono italiano e con molta enfasi, un loro propagandista, sacerdote cattolico, ponendo abilmente in evidenza l'opera svolta dai propri signori per la redenzione dei popoli, per la liberazione d'Italia.
     Tante altre belle cose diceva, tra i generali applausi. Il Vescovo Monsignor Antonio Micozzi, da una finestra del suo vicino palazzo, anche lui ascoltava ed approvava con vive battute di mani. Alla fine, mentre si alzava, tra la preghiera, la mesta figura di Cristo crocifisso, simbolo di pace e di giustizia, il Vescovo impartiva al sacerdote, alle truppe presenti, al popolo, la sua benedizione.


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Umberto