Umberto Adamoli
NEL TURBINIO D'UNA TEMPESTA
(DALLE PAGINE DEL MIO DIARIO. 1943/1944)


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     Proprio là, quel comando, dopo non molto, era colpito da uno dei più violenti bombardamenti. Lo spionaggio, evidentemente, funzionava alla perfezione. In tal modo, con quei Tedeschi, rimaneva vittima delle bombe, ciò che molto addolorava, e vittima degli infami prezzolati delatori, la solitaria cittadina montana.
     L'Ente comunale d'assistenza vi perdeva il pianoforte, di molto valore, che i Tedeschi, nel partire, avevano portato con sè, con promessa di restituzione. Si poteva benedire tale perdita, quando era stata salvata la città.
     Avevo favorito, nel medesimo tempo, l'istituzione di Ospedali militari. Già molti ve ne erano, ed altri se ne dovevano aprire, per quindi far dichiarare Teramo, con tutti i benefici delle leggi di guerra, città ospedaliera. Ma altri fatti facevano sospendere, in seguito, le iniziate trattative.

     I Tedeschi vedevano già sorgere sul loro orizzonte, prima molto limpido, nere nubi temporalesche, ed eventi da cui sarebbero stati sospinti sempre più verso settentrione.


     I Prefetti

     Il prefetto Andrea Tincani, studioso e dotto, lasciava Teramo verso la fine di giugno 1943, quando appunto s'iniziava, con i nuovi dolorosi eventi, questo diario. Egli partiva, ma lasciava, con la squisita sua educazione, con la correttezza dei suoi atti, con l'appassionato fervore, con il quale aveva adempiuto la sua alta missione, segni indistruttibili e luminosi. All'adempimento rigido e scrupoloso del dovere, aveva sempre unito un senso superiore di bontà, di umanità, di giustizia. Pareva che vivesse, in una ricca generosità, per l'altrui bene, per la prosperità della provincia affidata al suo saggio illuminato governo. Dinanzi alle inevitabili difficoltà e ai contrasti, pareva che divenisse sempre più decisamente forte. Nessuna debolezza mostrava dinanzi a quei fenomeni, tendenti a diminuirne l'autorità, che erano i prodotti non felici del tempo.


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Umberto