Teramo, proprio sotto il suo governo, poteva iniziare a sviluppare quel suo ardito programma di rinnovamento, molto notevole, nelle strade, nelle piazze, negli edifici, nelle Chiese, nei costumi.
Erano state gią compiute alla sua partenza opere, alle quali legava durevolmente il suo nome.
Ne prendeva il posto il prefetto Elmo Bracali, di cui si e gią parlato, ma non per molto tempo. Ed in vero verso la fine di ottobre, ossia a pochi mesi dalla nomina, e dopo un periodo di ansie e di pericoli, giungeva improvviso e inaspettato il suo collocamento a riposo.
Al suo allontanamento non dovevano essere stati estranei i Tedeschi, che dovevano attribuire anche a lui la responsabilitą, o la tolleranza, nella costituzione a Teramo delle bande dei ribelli. Avevano usato infatti, nel giungere, nei suoi riguardi, modi duri e villani.
Il provvedimento determinato, senza dubbio, da ragioni politiche, molto rammaricava. Dotato di squisita educazione, di svegliatissima intelligenza, di vasta cultura generale e professionale, allo stesso modo del prefetto Tincani, anche lui aveva fatto del suo ufficio un vero apostolato. Instancabile nella sua operositą, alla quale spesso sacrificava serenamente vitto, sonno, riposo. Prima il dovere, pareva che fosse il suo motto, poi i diritti.
Confortava, poichč si pensava che, una volta fuori della guerra, sarebbe stato ripreso il programma di rinnovamento, del quale si era reso premurosamente conto.
Sostituiva il Bracali, in mezzo ai dolorosi eventi, il prefetto di nuova nomina colonnello Vincenzo Ippoliti. Relativamente giovane, robusto, molto intelligente, tanto da rendersi ben conto, in breve tempo, del non facile nuovo incarico.
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