Umberto Adamoli
NEL TURBINIO D'UNA TEMPESTA
(DALLE PAGINE DEL MIO DIARIO. 1943/1944)


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     Quattro apparecchi erano stati visti in quei giorni elevarsi nel cielo di Pescara, e prendere la via dell'oriente, da dove, forse, erano venuti.
     Evidentemente, l'offerta straordinaria, di inspirazione divina, aveva toccato quei cuori duri, ma sensibili ai forti atti, ed aveva compiuto il miracolo.

     In quegli stessi giorni aveva vita altro episodio, semplice, ma pieno di significato, che doveva essere, per i sanguinari ad ogni costo, di severo monito, di alto insegnamento.
     Molti giovani del bosco Martese, anche di Teramo, si erano raccolti, nella loro fuga, per riposare e rifocillarsi, in una casa di Cortino, ove giungevano d'improvviso i Tedeschi, destinati alla ricerca ed alla cattura dei ribelli dispersi. Le condizioni di quei giovani, colti in quella casa, apparivano gravissime, anche pel fatto che non potevano nč difendersi, nč fuggire. Se fossero stati identificati, o non avessero saputo sufficientemente giustificare la loro presenza a Cortino, non sarebbero sfuggiti al piombo teutonico.

     Quando la notizia giungeva al Segretario del Fascio, tal Beniamino Fioravante, senza considerare il pericolo al quale si esponeva, vi accorreva in divisa, per tentarne la salvezza.
     Quell'uomo della montagna generosa dimostrava, in tal modo, di possedere doti ben diverse da quelle di altri Italiani, che spesso placavano il loro animo nel sangue degli innocenti.
     E li salvava, facendo abilmente credere ai Tedeschi, che lo minacciavano di morte qualora non dicesse la veritā, che quei giovani erano, non partigiani, ma fascisti fedelissimi, fuggiti dalle loro case per sottrarsi alla rappresaglia dei sovversivi, dai quali erano ricercati.


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Umberto