Umberto Adamoli
NEL TURBINIO D'UNA TEMPESTA
(DALLE PAGINE DEL MIO DIARIO. 1943/1944)


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     Non sarebbe cị accaduto se lo stesso medico si fosse recato per la visita di sua competenza, come era desiderio del Comune, espresso anche per iscritto, a Tossicia.
     Si deve escludere che la presenza del De Marco fosse stata telefonata, come dopo si diceva, agli organi di polizia, dal dott. Balducci. Poteva questi non godere molte simpatie, cị nonostante non lo si riteneva capace di un atto coś sleale, diretto, per giunta, a danno di un funzionario del comune.
     Con il dott. De Marco era pure arrestato, per intesa con i ribelli, l'avvocato Francesco Franchi, direttore della Previdenza sociale.
     L'uno e l'altro erano condotti, con ingiustificato duro provvedimento, a soffrire in un carcere dell'Alta Italia.
     Ne rimanevo molto addolorato, sia per i rapporti di stima e di amicizia, che mi legavano ai due arrestati, sia per non aver potuto fare nulla in loro favore, essendo giunto il provvedimento a mia conoscenza a fatto compiuto.


     Anche la Prefettura, parlando di uffici con i quali s'avevano diretti rapporti di servizio, sapeva rispondere, sin dall'inizio dell'eccezionale periodo, alla sua missione. Anche là, come nel comune, ognuno rimaneva al proprio posto, vicino al proprio capo, per affrontare e superare, nel miglior modo, la tragica ora.
     E' vero che i Tedeschi si rivolgevano al comune, ritenendolo uguale, nelle funzioni e nelle attribuzioni, a quello germanico; ma non risparmiavano neppure la Prefettura. Rimanevano pur sempre ad essa, in quelle torbide vicende, gli altri importanti compiti di carattere provinciale.


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Umberto