Scompiglio nel bosco
Verso le ore undici dello stesso giorno venticinque la cittą vedeva, con sgomento, sfilare lungo il corso S. Giorgio, con il maggiore Bologna, una parte di quel battaglione, diretto a riconoscere le posizioni occupate dai ribelli. A Torricella i componenti, evidentemente gią a conoscenza della sua attivitą, eseguivano una perquisizione in casa del dottore Capuani, ed interrogavano il maresciallo dei carabinieri, ma senza positivi risultati.
Poco dopo, ripresa la marcia, s'imbattevano, malauguratamente, in un uomo, seduto su un ponticello. Sottoposto ad interrogatorio, con invito di dire dove fossero i ribelli, e di dire la veritą, pena la vita, indicava con la mano un mulino, che si vedeva nel basso, di proprietą del De Iacobis. Ad un ordine del capitano, che li comandava, una cinquantina d'armati correvano a circondarlo da ogni parte. Dopo una breve azione di fuoco, vi catturavano sette partigiani, addetti al servizio dei rifornimenti, e molto materiale, che era distrutto. I partigiani erano condannati alla fucilazione, sospesa, pel momento, per il coraggioso intervento del Bologna.
Nelle vicinanze di Rocca S. Maria, essendo ormai in vista, la colonna riceveva il primo saluto, con la voce dei cannoni, messi in azione dai ribelli; quella voce che anche a Teramo, ove era giunta chiaramente, produceva molta commozione. I Tedeschi, che avevano avuto colpito qualche autocarro e ferito qualche soldato, cercavano, in tutta fretta, salvezza in un angolo morto, nei pressi della frazione di Paranesi. Da quella localitą predisponevano un attacco, allo scopo evidente di accertare di quali forze disponessero i partigiani, e come distribuite. Avanti al plotone, destinato all'azione, dopo avergli legate le mani dietro la schiena, con slealtą militare, mettevano il nostro ufficiale e i sette catturati, costringendo, inoltre, questi ultimi, a spingere innanzi cannoncini da trincea. Ma l'attacco, facilmente contenuto, non era spinto a fondo.
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