Era il primo sangue, forse, di un innocente, che bagnava, nella demenza, la nostra civile terra!
In tanta confusione, il prefetto Bracali riteneva opportuno di invitare ad una riunione, in una sala del comune, cittadini di ogni ordine e di ogni idea, per una comune intesa sulla condotta da tenersi nel doloroso frangente. Esposta, nei particolari, la nuova situazione, per il bene della città, raccomandava ponderazione su ogni atto, calma, prudenza. Raccomandava di soprassedere, pel momento, nel comune interesse, ad ogni personale iniziativa, di far tacere ogni moto passionale, per continuare ad ubbidire alle disposizioni delle competenti autorità responsabili. Il pericolo che gravava su la città, e per il concluso armistizio, e per la costituzione delle bande dei partigiani, doveva esaminarsi, con cuore d'Italiano, con molta serietà. I Tedeschi, che avevamo ormai in casa, con rabbiosi propositi, avrebbero inesorabilmente spento nel sangue, come avevano già fatto in altre località, ogni tentativo di ribellione.
Raccomandazioni sagge, veramente paterne, da molti però non bene comprese, quindi vivacemente discusse ed anche contrastate.
Si sentiva che la tempesta delle passioni, nel suo tumulto, travolgeva anche i migliori. Invece in quel momento, particolarmente delicato, dovere di ognuno doveva essere il rispetto alle leggi, con la conseguente ubbidienza alle autorità, che guardavano lo svolgersi degli eventi da un punto di vista molto diverso da quello della comunità.
Gli scatti improvvisi popolari possono talvolta, con la luce che sprigionano, commuovere e conquistare; ma non sostenuti da una ragionata disciplina, non riescono quasi mai ad innalzare, sulla lotta, la bandiera della vittoria. Talvolta, anzi, aumentano le sciagure, che si intendevano eliminare.
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