A ciò era indotto questo valoroso ufficiale superiore, la storia del quale si pregiava, per opere di pace e per opere di guerra, di pagine davvero superbe. Questo ufficiale, al quale, appunto per le sue speciali doti, erano state affidate, nella carriera missioni di alta fiducia, in ogni ordine, in ogni tempo. Il poeta ultimo del rinnovamento e della patria, che lo aveva avuto addetto alla sua persona, aveva nutrito per lui stima ed affetto.
Questo ufficiale superiore, che trovandosi a Teramo, di ritorno dall'Albania, in regolare licenza di smobilitazione, se ne sarebbe potuto rimanere tranquillamente nella sicurezza della sua casa; ma quando sapeva che in quel momento molto oscuro quasi tutti gli ufficiali, anche quelli che esercitavano comando, erano scomparsi, correva, senza esitazione, come in trincea, a prenderne il posto.
Il suo allontanamento, che si trasformava per lui e per la sua famiglia in una vera odissea, molto addolorava perchè molto si sperava dalla sua intelligente, equilibrata, ferma operosità, dal suo sano patriottismo.
Il ritorno in città non significava, per i Tedeschi, rinuncia alla lotta. In quella stessa giornata, infatti, e nella notte, destando non poche preoccupazioni, specialmente nelle autorità ed in coloro che avevano al bosco mariti, figli, fratelli, continuavano ad arrivare, da Pescara e dall'Aquila, notevoli rinforzi, che proseguivano, dopo breve sosta, per la zona montana.
Sull'alba del ventisei il cannone, con cupi rombi, che si ripercuotevano di valle in valle, di poggio in poggio sino alla pianura, annunziava alla città la ripresa del combattimento.
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