Umberto Adamoli
NEL TURBINIO D'UNA TEMPESTA
(DALLE PAGINE DEL MIO DIARIO. 1943/1944)


Pagina 41
1-5- 10-15- 20-25- 30-35- 40-45- 50-55- 60-65- 70-75- 80-85- 90-95

[Indice]

     Di paesi nordici, soffrivano molto il freddo. Per l'invernata requisivano tutto il carbone, ovunque si trovasse. Così, mentre nei locali da essi occupati si soffocava dal caldo, i nostri uffici, le nostre scuole, le nostre case rimanevano senza riscaldamento.
     Nè erano meno esigenti per i bisogni dello stomaco. Non apparivano mai sazi. Forse avevano troppo digiunato, nella loro terra, nel regime di economia, per la preparazione alla guerra, che insanguinava il mondo. Volevano evidentemente reintegrare il perduto, a scapito degli altri.
     Dei comuni cibi non erano soddisfatti. I loro pranzi, inaffiati da ottimi vini, che gustavano più della birra, dovevano essere costituiti da scelte vivande. Le nostre contadine dovevano lavorare d'astuzia per sottrarre alla requisizione il loro pollame.


     Burberi, severi, inflessibili erano però sempre questi ufficiali nell'adempimento del loro dovere. Ma talvolta famigliarizzavano con i soldati in un modo che nella nostra concezione latina, molto ci meravigliava.
     Nell'occupare i locali del Circolo teramano, per i loro trattenimenti, offrivano un ricevimento, invitandovi autorità ed elementi della milizia. Gli ufficiali, nello svolgimento della festa, non erano appartati, non solo, ma rimanevano tra i soldati, con i quali parlavano, allegramente scherzavano, come se fossero di pari grado. A tavola sedevano promiscuamente, senza alcuna distinzione. La cordialità aumentava, con l'aumentare del vino che bevevano. I soldati, in verità, in un composto e disciplinato contegno, non ne abusavano.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]

Umberto