Umberto Adamoli
NEL TURBINIO D'UNA TEMPESTA
(DALLE PAGINE DEL MIO DIARIO. 1943/1944)


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     Non si perdeva d'animo la coraggiosa popolana. Quando pareva ad essa che i mezzi pacifici non erano pił sufficienti ad allontanare il pericolo, da cui si vedeva minacciata, brandiva una scure e colpiva alla testa uno degli aggressori ponendo in fuga l'altro.
     Il comando tedesco, che provvedeva a ritirare, in condizioni gravi, il ferito, nessun provvedimento adottava contro la donna, che aveva provveduto da sč a tutelare la propria persona, il proprio onore.

     Il popolo, che spiegava, in ogni ordine, tanta virilitą, era anche sensibile per le opere buone. Rispondeva, con generosa larghezza, agli appelli ad esso rivolti, per i soccorsi da prodigare ai naufraghi della vita, nobilmente gareggiando con i ricchi, davvero prodighi in questa umanitaria manifestazione.

     Le benedizioni che da ogni parte giungevano al Podestą, per i sollievi arrecati alle umane sofferenze, si dovevano intendere dirette a tutti questi benefattori, i cui nomi sono consacrati in un elenco, conservato, per la storia, nell'archivio comunale.
     Si dovevano intendere dirette a quelle tante popolane, che unitamente ad una schiera di coraggiose e generose signore, andavano, di contrada in contrada, di strada in strada, di casa in casa, a raccogliere, per quei naufraghi, danaro, suppellettili di ogni specie, biancheria, vestiti.
     Ma tutti questi oggetti, prima della distribuzione, dalle stesse brave raccoglitrici, erano ripuliti, disinfettati, rattoppati, messi a nuovo.
     Spesso quello stesso popolo, elevandosi ad un senso superiore di sacrificio e d'umanitą, metteva a disposizione di coloro che, nello sfollamento, ne erano rimasti senza, persino la propria casa, il proprio tugurio, il proprio letto.


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Umberto