Non mancavano, in questa opera buona, neppure i ragazzi, specialmente quelli delle scuole. Accompagnati dai propri insegnanti, spesso dal prof. Sabatino De Patre e dalla professoressa Maria Righetti, si presentavano di frequente nel refettorio di Piazza Muzi, a mezzogiorno, per offrire agli sfollati quanto in cibi di ogni qualità avevano raccolto, andando anch'essi, con fanciullesco entusiasmo, di bottega in bottega, di casa in casa, in santa questua.
Ma anche questo popolo non sfuggiva del tutto al comune contagio, in una forma, però, così attenuata, da non toccare che in minima parte la sua sanità.
Quando, di conseguenza, le passioni non turberanno più gli animi, non potrà il sereno aedo non cantare, ancora una volta, il canto che riconsacri, alle future generazioni, il valore di questo vecchio forte popolo pretuziano.
La notte delle beffe
Un episodio tragicomico accadeva proprio in quel giorno in cui il Fascio repubblicano teneva la sua ultima assemblea. Il Commissario federale, prof. Morriconi, aveva appena concluso la sua requisitoria, quando entrava nella sala, molto agitato, il prefetto Ippoliti. Annunciava, provocando una certa commozione, che i partigiani, rafforzati da elementi stranieri, avevano iniziato la loro offensiva. A Castelli, già occupato in parte, le poche Camicie nere si difendevano coraggiosamente. Non si conosceva il numero degli attaccanti, ma dovevano essere moltissimi. Non si escludevano tra essi paracadutisti, discesi nella contrada con armi e munizioni. Giacevano già sul terreno, rosso di sangue, feriti e morti, da entrambi le parti.
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