Non mancavano quelle altre bennate persone, che in altri tempi non lontani, in altri cortei, con altri distintivi, non si stancavano d'approvare e d'applaudire in prima linea.
Proprio in quei giorni della liberazione si erano presentati, appunto nella mia abitazione, per una visita a carattere politico, agenti della polizia polacca. Dopo aver frugato da per tutto, ritirati documenti ed altre carte, m'invitavano a seguirli nell'edificio della Gioventł italiana, loro sede, per un interrogatorio, da parte di un loro ufficiale. Ivi giunto ero invitato ad attendere in una sala del primo piano. Nel corridoio vi si osservava un largo movimento di gente di incerta origine, di agenti, di soldati. A mano a mano che il sole declinava, quel movimento diminuiva, finiva. In fondo, vicino all'ingresso, erano rimasti, come sentinelle, due soldati armati. Ogni cosa faceva credere che io fossi in istato d'arresto, in attesa di trasferimento. Scendeva intanto la notte, ma quell'ufficiale non giungeva. |