Umberto Adamoli
NEL TURBINIO D'UNA TEMPESTA
(DALLE PAGINE DEL MIO DIARIO. 1943/1944)


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     Azioni senza controllo

     In ogni movimento vi sono da fare osservazioni, che possono tornare di utile insegnamento. Anche nelle manifestazioni che seguivano la partenza dei Tedeschi da Teramo, accadevano fatti degni di studio.
     Il suono a distesa di campane, lo sventolio festoso di drappi e di bandiere, i canti nei cortei rumorosi, le processioni nei santuari, nella loro bellezza e nel loro significato, potevano pure commuovere. Ma accadevano altre cose, che molto turbavano.
     I reduci della montagna, o quelli che si presentavano come tali, se avessero saputo conservare la padronanza di sè, in un momento così delicato per l'ordine pubblico, si sarebbero potuti rendere maggiormente benemeriti. Non vi erano da compiere qui atti punitivi, poichè gli elementi che, in qualche modo, si potevano ritenere compromessi, si erano allontanati. Ma nella solenne ubriacatura, di cui quasi tutti parevano colpiti, neppure essi sapevano mettere un giusto limite alle loro azioni. Parlo s'intende, di gregari, avendo i Capi saputo generalmente conservare con prestigio il proprio posto.

     Concorreva ad aumentare la confusione altra esaltata gente, che nulla aveva a che fare con i partigiani, la quale, con fucile imbracciato, con vistoso fazzoletto rosso al collo, con cappello a sghimbescio, correva affannata da un punto all'altro della città. Correva, tra gli applausi di altra agitata turba, contro un nemico che esisteva soltanto nella propria annebbiata mente.
     Gente vacua, senza dubbio, non responsabile dei propri atti. Ma ad essa s'accodava, non si sa per quale altro abbuiamento mentale, gente di altra tendenza, di altra educazione, di altre aspirazioni. Gente matura, sempre vissuta in uno stato di agiatezza, nell'amore della famiglia, nel timore di Dio. Anch'essa, con la brava coccarda rossa all'occhiello, armata di nodoso randello, appariva non meno accesa di bellicoso donchisciottiano furore.


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Umberto