Umberto Adamoli
NEL TURBINIO D'UNA TEMPESTA
(DALLE PAGINE DEL MIO DIARIO. 1943/1944)


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     Sempre geloso si è adunque dimostrato questo popolo della sua dignità, del suo onore, della sua libertà, sempre forte, in tutti i cimenti. Forte con la legione di Caio Claudio Nerone, sul Metauro, e forte con le altre legioni, oltre le Alpi e oltre il mare. Forte nel rintuzzare, nella sventura, la violenza dei barbari invasori, e forte, nella santa riscossa, nel concorrere a liberare, la bella penisola, dalle malefiche arpie, che la infettavano. Forte nelle ultime guerre, elevando ancora alto il nome per intrepidezza e fedeltà.
     Questo debbono sapere i nostri nepoti, ansiosi di frugare, forse nel passato, per conoscere l'opera resa, nei difficili eventi, da una delle più tormentate generazioni, quale è stata la nostra. Generazione che ispirandosi, appunto, al passato glorioso, guardando fiduciosa verso l'avvenire; continuava, imperterrita, nell'epica lotta iniziata, per la liberazione, dai grandi padri. Continuava, come in una festa, a riempire di sangue e di eroi, la tormentata via, in fondo alla quale splendeva altra meta, umana e bella, riperduta quando pareva già raggiunta.

     Sappiano comprendere i lontani nepoti, con la storia, le nostre ansie, i nostri sforzi, le nostre sofferenze, i nostri sacrifici per procurare loro, entro le tradizionali virtù, con un nome più chiaro, condizioni migliori di vita.
     Ma sappiano pure innalzare agli avi gloriosi, anche se talvolta sfortunati, il canto che li dovrà rendere venerati nella ricordanza, luminosi nel poema della patria santa.

     FINE


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Umberto