Se altri popoli potranno superare, per vastità di territorio e potenza di ricchezza, il popolo rappresentato dal fatidico tricolore, nessuno mai lo potrà superare, come è confermato nella storia, per intelligente operosità, profondità di pensiero, forza di genio.
Sola, quindi, come sacro diritto, dovrà rimanere la nostra bandiera, e sola la nostra Italia. Sola nelle sue istituzioni, nella sua fede, nelle sue creazioni, nella sua missione; sola nelle sue pene e nelle sue glorie.
La storia, nella evoluzione e nella volubilità, s'intreccia di lieti e di dolorosi eventi. Le vette degli ideali umani, che sono molto in alto, che affannano i popoli eletti, si raggiungono soltanto a costo di molti sacrifici, a prezzo di molto sangue.
Il salitore, forte nel fisico, saldo nei propositi, sfida anche la bufera, che talvolta gli urla spaventosa d'intorno. La supera talora. Non sfugge tal'altra, per uno sciagurato sviamento, alla valanga, che lo travolge e lo ricaccia, malconcio e con scarse speranze, in fondo valle.
Anche l'Italia, malgrado il baratro, entro il quale, per avversi eventi, è ancora una volta caduta, ritenterà la salita, verso quella vetta di luce, segnata ad essa, sin dai tempi più oscuri, dal divino destino. E risalirà, come ebbe a risalire, con Roma dopo Canne; come ebbe a risalire trionfalmente, dopo Novara, dopo Caporetto, e come dopo Adua nella luce di Addis Abeba.
Non lo dimentichino quei popoli, che si svegliarono dal secolare torpore ed acquistarono diritto di vita, nelle leggi di Roma. Non lo dimentichino quegli Italiani, che, per uno sciagurato sviamento, battono altra strada, adorano oggi l'insegna non latina, dal colore di sangue.
|