27 Marzo.
Da Rigolato a Forni ci sono 7 km. e mezzo di strada maestra. A Forni c'è il Comando del mio battaglione. Lungo la strada, il solito movimento delle retrovie: biciclette, carri, camions.
Incontriamo una piccola automobile della Croce Rossa inglese, guidata da uno chauffeur coll'inevitabile pipa corta in bocca. A Forni, dove giungiamo verso le 11, ci dicono dove si trova la mia compagnia. Ci mettiamo al seguito della colonna dei muli che portano i viveri. Di rimarchevole a Forni non ho visto che un palazzo delle scuole elementari, quasi grandioso. Siamo una decina di bersaglieri. È con noi l'aspirante ufficiale Baldesi, toscano. Tre ore di marcia lungo una mulattiera che attraversa un'abetaia così folta, che impedisce al sole di giungere a terra.
A quota 1576, alla destra del torrente Bordaglia, che nasce dal laghetto omonimo, trovo il 1° plotone della mia compagnia. Sono arrivato. Il plotone è ricoverato — insieme con altri bersaglieri ciclisti del 10° — in una baracca di legno a tre piani. Di fianco c'è la cucina e uno sgabuzzino, sulla cui porta mal connessa sta scritto pomposamente: Sala convegno per fumatori. C'è il fumo, ci sono i fumatori, ma quanto alla sala è... un'esagerazione. La stanchezza mi concilia rapidamente il sonno.
28 Marzo.
Alba grigia. Qualche raffica di nevischio, attenuata da ondate di sole. Bizzarria della montagna. Il Comando della nostra compagnia è 500 metri più in alto. Vi salgo per presentarmi al capitano. Nel tragitto ho modo di orientarmi sulle nostre posizioni. Siamo fortificatissimi! Tutta la neve, vicino e lontano, è punteggiata dai pali dei nostri reticolati. Di qui, non passeranno mai!
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